Nel contesto lavorativo italiano, i termini colf e collaboratrice domestica vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma presuppongono alcune sfumature e differenze operative che si riflettono anche sullo stipendio e sulle condizioni contrattuali. Comprendere a fondo queste distinzioni aiuta sia chi assume sia chi si candida a questo tipo di ruolo a orientarsi nel mercato del lavoro domestico, con consapevolezza dei diritti, delle mansioni e del valore economico riconosciuto.
Cosa si intende per colf e collaboratrice domestica?
In Italia, la figura della colf coincide con quella della collaboratrice domestica, definendo chi viene chiamato principalmente a svolgere le attività di pulizia e riordino nelle abitazioni private. Tuttavia, il termine colf nasce come abbreviazione di “collaboratore o collaboratrice familiare” e tende a essere utilizzato per identificare sia il personale addetto alle pulizie sia chi svolge altri compiti accessori o continuativi nelle case, come lavanderia, stiratura, preparazione pasti o semplici mansioni di giardinaggio.
Secondo quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico (CCNL), non si riscontrano differenze giuridiche sostanziali tra i due termini: entrambi indicano il personale che, alle dipendenze di un datore di lavoro privato, presta servizio con continuità per almeno quattro ore settimanali, regolamentato da contratti regolari e tutela previdenziale e assicurativa. Tuttavia, nella pratica, alcune differenze si riscontrano nei livelli di inquadramento, sulle mansioni affidate e (di conseguenza) sui livelli retributivi.
Le principali differenze operative
La colf classica svolge quasi esclusivamente attività di pulizie (spolvero, lavaggio pavimenti, riassetto ambienti, igienizzazione bagni e cucina), ma può essere chiamata a compiti più ampi come stiratura, lavanderia, cura delle piante o degli animali domestici. Quando le richieste del datore sono più articolate o comprendono assistenza alla persona (ad esempio per anziani o bambini), la collaboratrice domestica può assumere anche mansioni di baby-sitter o badante.
Le mansioni dunque differenziano il livello contrattuale:
- Una colf generica viene inserita in un livello contrattuale inferiore rispetto a una collaboratrice domestica con specifiche responsabilità o competenze, come la preparazione dei pasti, la gestione delle scorte alimentari, l’organizzazione della lavanderia, o l’assistenza a bambini o persone fragili.
- Il collaboratore domestico può ricoprire mansioni di tipo continuativo e più approfondito, richiedendo talvolta anche qualifiche o attestati professionali, che influenzano il livello di inquadramento e lo stipendio previsto.
La distinzione più netta si ha invece tra colf/badante e altre collaborazioni domestiche, come il giardiniere o il cuoco domestico, figure che possono rientrare in livelli contrattuali diversi.
Stipendio e trattamenti economici: le variabili in gioco
Il CCNL stabilisce che sia per la colf sia per la collaboratrice domestica il parametro retributivo di base viene determinato in funzione di:
- Tipo di mansioni affidate e loro complessità .
- Livello d’inquadramento (da A a D super, con e senza convivenza).
- Esperienza e qualifiche.
- Regime di convivenza o meno con la famiglia datrice di lavoro.
- Ore settimanali e periodicità del servizio.
Una colf addetta solo alle pulizie, con un contratto part-time, avrà una retribuzione netta mensile più bassa rispetto a una collaboratrice domestica con mansioni miste (cucina, lavanderia, piccoli lavori di cura delle persone), o che dispone di certificazioni specifiche.
Parametri di stipendio nel 2025
Secondo gli aggiornamenti disponibili, lo stipendio medio mensile di una colf si attesta sui 1300-1400 euro lordi in Italia, ma può variare in base al luogo di prestazione, al tipo di contratto (tempo pieno o parziale) e alla presenza di competenze certificate.
- Colf convivente: percepisce un compenso mensile fisso più vitto e alloggio.
- Colf non convivente: retribuzione oraria o settimanale, parametrata alle effettive ore di lavoro.
- Lavoro occasionale: può usufruire di strumenti come i buoni lavoro (ex voucher).
L’inquadramento nei livelli superiori (ad esempio livello C o D) assicura una retribuzione mensile minima più alta e maggiori contributi, mentre le collaboratrici con esperienza documentata o mansioni maggiormente qualificate possono raggiungere anche i 1600-1700 euro mensili lordi.
Importante: sia per la colf sia per la collaboratrice domestica, lo stipendio è soggetto a rivalutazione periodica secondo le tabelle INPS e agli aggiornamenti del CCNL domestico, fattori che possono comportare aumenti annuali e indennità aggiuntive (festività , straordinari, indennità di funzione).
Gli altri fattori che incidono sulla retribuzione
La presenza di qualifiche professionali e certificati riconosciuti incide in modo significativo sul livello retributivo e sulle opportunità di crescita. Inoltre, il tipo di rapporto instaurato (convivenza vs. part-time), la zona geografica, la richiesta di flessibilità oraria e il grado di autonomia nello svolgimento delle mansioni sono parametri che condizionano la contrattazione economica.
Non va sottovalutata la regolarità del rapporto: un’assunzione secondo le normative vigenti comporta l’obbligo di contributi previdenziali, tredicesima, ferie retribuite, permessi e TFR (trattamento di fine rapporto), oltre eventualmente a vitto e alloggio per le colf conviventi.
L’esperienza rappresenta un valore aggiunto ai fini della trattativa retributiva: una lavoratrice che opera da tempo nel settore e vanta referenze positive può infatti legittimamente negoziare condizioni migliori e ottenere una maggiore stabilità contrattuale.
Conclusioni: un mercato in evoluzione
Il mondo del lavoro domestico è regolato da normative precise e si fonda sulla chiarezza e il rispetto dei ruoli dichiarati. Sebbene nella pratica corrente colf e collaboratrice domestica coincidano nella maggior parte dei casi, è rilevante conoscere e distinguere le relative mansioni per comprendere le differenze di inquadramento contrattuale e di stipendio. L’aderenza al CCNL e il rispetto delle disposizioni previste sono il miglior strumento per garantire tutele, equità e sicurezza a entrambe le parti coinvolte in questo delicato e importante settore, base dell’equilibrio familiare e sociale italiano.